FAQ

In questa sezione vengono fornite alcune notizie essenziali sulle principali malattie del fegato sotto forma di risposte alle domande che più comunemente vengono poste dai pazienti.

Le patologie del fegato sono congenite o acquisite?
Le patologie che colpiscono il fegato possono essere sia congenite (presenti fin dall’infanzia o manifestatesi in età adulta per la presenza di fattori scatenanti) che acquisite.
In entrambi questi gruppi ci sono patologie severe e non.
Alcune malattie epatiche sono piuttosto frequenti, come la sindrome di Gilbert, e non sono gravi nè richiedono cure specifiche. Esistono però anche malattie, più rare, (come l’atresia biliare e il Morbo di Caroli, ecc) spesso severe che possono esaurire le riserve del fegato nell’arco di mesi o anni.

Qual è la malattia più frequente?
Le malattie più comuni sono quelle che comportano un’infiammazione dell’organo e che secondo la terminologia medica vengono definite “epatiti”. L’epatite, come vedremo in seguito, può essere causata da numerosi fattori e a seconda dell’eziologia e della durata del fattore scatenante è acuta (di breve durata) o cronica (di durata superiore ai sei mesi).

Quando dobbiamo parlare di epatite?
L’epatite è caratterizzata da un rialzo della transaminasi (GOT e GPT, definite anche AST e ALT), della gamma-GT e talvolta anche della fosfatasi alcalina. Questi si dosano su un prelievo di sangue in quanto rilasciati dalle cellule danneggiate del fegato.
Se i valori rimangono alti in diversi prelievi per un periodo di almeno sei mesi si parla di epatite cronica. Anche valori di pochissimo al di sopra della norma (su almeno due dosaggi) denunciano una condizione di epatite cronica (in genere lieve), ma da accertarsi sotto la guida di un medico, possibilmente esperto nel campo.

Epatite Acuta
L’epatite acuta può presentare diverse forme a seconda della causa scatenante, passando da un quadro praticamente asintomatico fino all’insufficienza epatica (grave patologia dovuta alla distruzione massiva del parenchima epatico). Le cause di epatite acuta possono essere virali (In particolare l’epatite A e l’epatite E) o tossiche (alcolica, Amanita Phalloydes, alcuni farmaci).

Qual è la forma più tipica con cui si presenta l’epatite acuta?
La forma più tipica di epatite acuta è caratterizzata da un periodo prodromico in cui sono presenti: malessere generale, nausea, vomito, diarrea, febbre, artralgie. Questa fase può essere poi seguita dalla comparsa di una colorazione giallastra della cute (ittero), dolore in ipocondrio destro (poco sopra il fianco destro), urine scure e feci più chiare.
Epatite Cronica
Si parla di epatite cronica quando i livelli di transaminasi risultano elevati in diversi prelievi per più di sei mesi.

Quali sono le possibili cause di epatite cronica?
Le cause di epatite cronica sono diverse; in Italia la causa principale è l’infezione da HCV (virus dell’epatite C).
Qual è la via di trasmissione dell’ HCV?
Questo virus presenta una trasmissione parenterale (ovvero attraverso trasfusioni, contatti col sangue, rapporti sessuali).

Esiste un vaccino contro questo virus?
Per la grande variabilità del virus al momento non si è riusciti a sintetizzare un vaccino per questa infezione. E’, pertanto, necessario utilizzare le dovute precauzioni per evitare il contagio.
Esiste una terapia?
Per tale infezione esiste una terapia basata sull’utilizzo di interferone e ribavirina. Tale terapia deve essere valutata da un esperto epatologo.

Un altro virus responsabile dell’epatite cronica è l’HBV (virus dell’epatite B).

Via di trasmissione dell’ HBV?
La via di trasmissione è parenterale (vedi HCV). La presenza di questo virus come agente dell’epatite cronica si sta progressivamente riducendo grazie all’introduzione del vaccino (obbligatorio in Italia per tutti i nuovi nati dal 1998).
Esiste una terapia?
Per tale infezione esiste una terapia basata sull’utilizzo di interferone e antivirali. Tale terapia deve essere valutata da un esperto epatologo.

Epatite alcolica
La seconda causa di epatite cronica in Italia è quella secondaria all’eccessivo consumo di alcool.

Qual è la dose da non superare?
Non esiste un accordo internazionale sulla dose “sicura” di consumo alcolico, ma una quantità di consumo a “basso rischio”; questo perché un rischio per il fegato legato all’assunzione di alcol esiste a qualunque livello di consumo, ma aumenta progressivamente aumentando la quantità consumata. In Italia si identifica per gli uomini una dose a basso rischio di 2-3 drinks/die, mentre per le donne 1-2 drinks/die.

Cos’è un drink?
1 drink corrisponde a 1 bicchiere di vino da 125 ml, 1 lattina di birra comune (33 cl), 1 bicchierino di superalcolico (30-40 ml). Per un consumatore abituale anche quantità di poco superiore a quelle consigliate non danno ubriachezza, specie se distribuite nell’arco della giornata, ma possono danneggiare cronicamente il fegato, in modo proporzionale alla quantità ed alla durata dell’abuso.
Esistono diversi gradi di gravità del danno da abuso di alcol?
Dell’epatopatia cronica da alcol esistono tre forme: la steatosi alcolica, l’epatite alcolica e la cirrosi alcolica. Queste forme raramente si presentano in forma pura e aspetti di ciascuna di esse sono spesso presenti, in vario grado, nel singolo paziente.
-La steatosi alcolica si manifesta nella maggior parte dei forti bevitori, ma è reversibile con la sospensione del consumo di alcol e si ritiene che non sia una condizione necessariamente legata allo sviluppo di epatite alcolica o di cirrosi.
-L’epatite alcolica cronica è ritenuta la principale condizione precedente lo sviluppo di cirrosi. Talora l’alcol in elevata quantità può determinare un’epatite acuta, che nei casi più severi può mettere a rischio la vita del paziente.
-Cirrosi alcolica: Vedi dopo la voce cirrosi.

Altre cause di epatopatia cronica
Esistono delle patologie, più rare delle precedenti, che possono causare un infiammazione cronica del fegato e che per questo è giusto citare. Fra queste riconosciamo:
· Patologie dismetaboliche: Il diabete mellito e la sindrome metabolica.
· Farmaci
· Patologie autoimmuni: Queste patologie sono definite autoimmuni perché dovute ad un difetto del sistema immunitario che non riconosce più le cellule dell’organismo e comincia ad attaccarle e a distruggerle. Tra le patologie epatiche autoimmuni riconosciamo quelle di tipo epatitico (sono coinvolti gli epatociti) e quelle di tipo colestatico (dove sono coinvolte principalmente le cellule dei dotti biliari). Del primo gruppo fa parte l’epatite autoimmune nelle sue due forme, quella pediatrica e quella dell’adulto, mentre del secondo gruppo fanno parte la Cirrosi Biliare Primitiva e la Colangite Sclerosante Primitiva,
· Patologie da accumulo: Emocromatosi e Morbo di Wilson. In queste due patologie si osserva un accumulo, rispettivamente, di ferro e di rame all’interno del fegato, con presenza di necrosi ed infiammazione.
· Scompenso cardiaco destro: uno scompenso cardiaco cronico può portare dopo molti anni ad un epatite cronica. Questa patologia sta diventando sempre meno frequente per i progressi fatti dalla cardiologia nella terapia dello scompenso cardiaco.

Quali sono i sintomi tipici dell’epatite cronica?
L’epatite cronica, qualunque ne sia la causa e qualunque sia il livello delle transaminasi, non dà in genere importanti sintomi, ed il suo riscontro è perciò spesso una “sorpresa” per chi ne è affetto.
Cirrosi

Cos’è la cirrosi?
La cirrosi epatica è il risultato di un processo di continuo danno e riparazione del parenchima epatico con formazione di ponti fibrosi tra le unità elementari che costituiscono il fegato: i lobuli. Questo disordine architetturale conduce ad un malfunzionamento del fegato sia dal punto di vista metabolico che dal punto di vista sintetico.

Quali sono le cause della cirrosi?
Le cause che portano alla cirrosi sono le stesse che sono state descritte nel capitolo sull’epatite cronica; la cirrosi, infatti, potrebbe essere considerata il punto di arrivo delle diverse forme di epatite cronica. Pur essendoci vari tipi di cirrosi, classificati sulla base della causa determinante, le conseguenze e l’aspetto morfologico terminale sono simili in tutti i tipi; tratteremo perciò la cirrosi come un’unica entità.

E’ un processo reversibile?
Nell’uomo la cirrosi rappresenta un danno permanente, che costituisce lo stadio evolutivo avanzato di molte malattie del fegato; essa rappresenta in genere l’esito di una epatite cronica di lunga durata, anche se l’epatite cronica, specie se di lieve entità, può anche non raggiungere mai lo stadio di cirrosi nell’arco di una intera vita.

Quali sono e manifestazioni cliniche e la gravità?
La cirrosi ha un ampio spettro di gravità e va da forme iniziali con sintomi molto scarsi (all’inizio il paziente può non avvertire alcun disturbo, se non saltuariamente astenia-debolezza), a forme avanzate in cui si rilevano tutti i segni tipici. I segni e i sintomi tipici della cirrosi sono correlati alla diminuzione delle funzioni svolte dal fegato (sintesi di alcune sostanze ed eliminazione di altre) e al suo indurimento fibrotico, che ostacola il passaggio di sangue e determina di conseguenza un aumento della pressione nel sistema venoso portale (cioè della vena che porta il sangue dalla milza e dall’intestino al fegato): l’ipertensione portale. Conseguenze dell’ipertensione portale (IP) sono l’ascite, la formazione di varici nell’esofago o nello stomaco (che possono rompersi e dare emorragie digestive molto gravi) e la formazione di circoli venosi collaterali a livello addominale di cui il più noto è il “caput medusae” periombelicale.
I sintomi e segni più caratteristici della cirrosi epatica conclamata sono ittero (colorazione giallastra della cute e delle mucose dovuta all’accumulo di bilirubina nel sangue), prurito (dovuto all’accumulo di sali biliari in circolo), ascite (raccolta di liquido nell’addome dovuta alla riduzione di albumina e all’ipertensione portale), encefalopatia epatica (disturbi dello stato di coscienza di vario grado da lievi fino al coma epatico), edemi cioè raccolta di liquido nello spazio sottocute che si manifesta in genere alle caviglie (per la riduzione dell’albumina), difetti di coagulazione con facilità alla formazione di ematomi, ridotta o alterata metabolizzazione di alcune sostanze (come farmaci, ormoni o agenti tossici), ginecomastia (aumento anche nell’uomo del volume della ghiandola mammaria), emorragia digestiva da sanguinamento dalle varici gastro-esofagee. Due complicanze molto gravi sono la Peritonite Batterica Spontanea (infezione del liquido ascitico) e la sindrome epato-renale, una forma di insufficienza renale dovuta non a patologia renale primitiva ma alla cirrosi medesima.

Come viene valutata la funzionalità del fegato?
La funzionalità del fegato e quindi indirettamente la gravità della malattia viene valutata sulla base di un “punteggio” (“score”), di cui i più utilizzati nella pratica clinica sono:
· Child Pugh che si basa sui valori di alcuni esami bioumorali (Albumina, Bilirubina, INR o PT) e su 2 parametri clinici (ascite e encefalopatia)
· MELD: che si basa su alcuni esami bioumorali (creatinina, INR, bilirubina) e se il paziente ha fatto la dialisi almeno due volte nel corso della settimana.

E’ vero che la cirrosi è una condizione preneoplastica?
La cirrosi è il principale fattore di rischio per lo sviluppo dell’epatocarcinoma (tumore maligno del fegato). Per le informazioni riguardanti questa complicanza guardare le sezione dedicata.

Esami

Quali sono i primi esami da valutare?
Nella maggior parte dei casi le alterazioni del fegato sono rilevate la prima volta con gli esami di laboratorio in assenza di sintomi. Tra gli esami di laboratorio alcuni indicano la presenza di infiammazione, quali aumento di GOT e GPT (enzimi di citonecrosi), fosfatasi alcalina e gamma-GT (enzimi di colestasi); altri segnalano una riduzione della funzionalità epatica, quali la diminuzione dell’albumina, del colesterolo, delle colinesterasi e della capacità di coagulazione (in particolare riduzione delle piastrine e allungamento di Tempo di Protrombina o Tempo di Quick) e l’incremento della bilirubina (specie se diretta).

Esistono altri accertamenti in ambito epatologico?
In ambito epatologico esistono accertamenti strumentali che si rendono necessari per la diagnosi e per i controlli successivi.

Qual è l’indagine di primo livello?
Un ruolo molto importante nella diagnosi delle patologie epatiche è svolto dall’ecografia, che permette di rilevare alterazioni della struttura epatica anche nelle fasi iniziali; con l’ecografia integrata dallo studio Doppler si possono inoltre vedere l’ascite, i segni dell’ ipertensione portale, eventuali lesioni focali del fegato. L’esame ecografico non causa alcun disagio né pericolo per il paziente, è un esame relativamente poco costoso, facilmente ripetibile. Per queste caratteristiche è l’esame di elezione per i controlli successivi alla diagnosi in particolare quando è presente una franca cirrosi e occorra monitorare l’eventuale comparsa di noduli epatici. Oggi in tali pazienti si ritine utile eseguire l’ecografia almento ogni 6 mesi.

Quali sono le indagini di secondo livello?
Quando si renda necessario caratterizzare ulteriormente una lesione focale del fegato in paziente con cirrosi si utilizzano la TAC e/o la RM dell’addome.

Qual è l’indagine invasiva di riferimento?
In alcuni casi di epatite cronica si rende necessario eseguire la biopsia epatica. Si tratta di prelevare, sotto guida ecografica, mediante un ago, un frustolo di parenchima epatico che viene poi analizzato dall’anatomo-patologo.Tale esame inoltre si rende necessario quando si debba caratterizzare un nodulo in paziente con cirrosi se le tecniche non invasive suddette non consentono una diagnosi di certezza.