Tumori maligni metastatici

I TUMORI MALIGNI METASTATICI del fegato sono di riscontro frequente nella pratica clinica, e, dopo la cirrosi, sono la seconda causa di epatopatia terminale. Il fegato è caratteristicamente vulnerabile all’invasione da parte delle cellule tumorali, e le sue dimensioni, la sua ricca circolazione sanguigna e la sua funzione filtrante ne fanno la sede più frequente di metastasi, dopo i linfonodi.

Virtualmente tutti i tipi di tumore, ad eccezione dei tumori primitivi del cervello, possono metastatizzare al fegato. I tumori primitivi più frequenti sono quelli del tratto gastrointestinale, del polmone, della mammella e i melanomi. Meno frequenti quelli della tiroide, della prostata, della cute.
Nella maggior parte dei casi l’interessamento epatico da metastasi è asintomatico; possono esserci sintomi aspecifici quali astenia, calo ponderale, febbre, sudorazione e perdita dell’appetito, ma in genere corrispondono a fasi più avanzate; raramente vi sono manifestazioni indicative di epatopatia attiva, soprattutto dolore addominale, epatomegalia o ascite. Frequenti sono le alterazioni ematochimiche delle prove di funzionalità epatica; tuttavia esse sono spesso modeste e aspecifiche. Proprio per questi motivi le metastasi vanno regolarmente ricercate con la TAC e l‘ecografia (ed eventualmente con altre tecniche quali l’ecografia con mezzo di contrasto o la Risonanza Magnetica) dopo il riscontro di un tumore non epatico. In genere i controlli vanno effettuati ogni sei mesi e l’obiettivo è quello di avere sempre un panorama completo della situazione per attuare tempestivamente eventuali terapie.

Nel caso del carcinoma primitivo del colon-retto si possono ottenere benefici (anche in termini di aumento della sopravvivenza) con la resezione di metastasi epatiche singole. Recentemente è stata proposta anche la resezione di più metastasi, specie se in numero non superiore a 4 e non sopra i 3-5 cm di diametro, localizzate in una regione limitata del parenchima epatico e comunque che non interessino più del 50% di esso; naturalmente non deve essere presente coinvolgimento di altri organi. Il reale beneficio di sopravvivenza di questo approccio più aggressivo è in via di studio. Nei restanti tipi di tumori primitivi la resezione di metastasi epatiche è indicata solo raramente.
La chemioterapia per via sistemica o tramite infusione diretta in arteria epatica con catetere e serbatoio a permanenza può talora rallentare la crescita del tumore. Resta da stabilire se i farmaci nuovi, o le associazioni di diversi chemioterapici, o nuove strategie si dimostreranno ancora più efficaci. Le più recenti tendenze sembrano prospettare la possibilità di combinare chemioterapia e trattamenti loco-regionali, quali la termoablazione, ma la loro efficacia clinica è ancora da dimostrarsi.